Chiavennasca
Sinonimi: Nebbiolo, Spanna (Vercelli e Novara), Picotendro (Valle D'Aosta).
CARATTERISTICHE AMPELOGRAFICHE
GERMOGLIO: apice aperto, abbondantemente lanugginoso, di colore bianco verdastro con orli marcatamente rosso porpora.
Foglioline apicali (da 1 a 3): di colore bianco verdastro con orli rosso porpora la I', verde chiaro giallastro con sfumature ramate più o meno abbondanti la 2' e la 3 a; inferiormente cotonose.
Foglioline basali (4-5): verdi sfumate di rame, inferiormente da lanugginose a molto lanugginose.
TRALCIO ERBACEO ALLA FIORITURA: contorno poco angoloso abbondantemente striato di rosso nella parte dorsale, verde in quella ventrale; tratto apicale a pastorale.
FOGLIA ADULTA: medio-piccola, da cuneiforme a pentagonale, quinquelobata talvolta eptalobata. Seno peziolare aperto a U, talora con dente sul bordo. Seni laterali, inferiori a U, talora a V. Seni laterali superiori più profondi a U o a lira a volte chiusi, con bordi leggermente sovrapposti. Lembo sottile a superficie finemente bollosa a profilo piano con margini revoluti. Dentatura accentuata, denti a base media poco pronunciati e margini tendenzialmente rettilinei o concavi-convessi. La pagina inferiore è poco lanugginosa con nervature setolose e di colore rosso violaceo alla base. Picciolo verde spesso con abbondanti striature rosso violacee.
INFIORESCENZA: fiore ermafrodita con una inflorescenze o meno per germoglio.
GRAPPOLO A MATURITA': medio, cilindrico o conico, allungato con ali brevi o poco sviluppate, pendule, mediamente spargolo.
Peduncolo allungato, frequentemente bruno o rosso violaceo, semilegnoso o legnoso fino al punto di abscissione.
ACINO: medio-piccolo (1.84 g), ellissoidale corto (d.e./d.I.= 0.94), buccia molto pruinosa, sottile, ma consistente di colore bleunero uniforme.
Polpa molle, succosa, non colorata, leggermente acidula e astringente. Succo non colorato di sapore semplice e netto.
Pedicello con cercine verde, ma frequentemente sulle prime ramificazioni del rachide anche bruno con cercine violaceo.
FENOLOCIA
- Epoca di germogliamento: nelle zone tradizionali, fine marzo primi di aprile, in quelle marginali ed in quota è ritardata di dieci-quindici giorni.
- Epoca di fioritura: fine maggio - prima decade di giugno.
- Epoca di maturazione: nelle zone più vocate e precoci l'invaíatura si verifica a partire dai primi giorni dì agosto (Berbenno, Sondrio, Chiuro) all'inizio della seconda decade del mese (Villa di Tirano).
Nei vigneti in quota e nelle zone dove la maturazione è più tardiva si osserva un ritardo di 10-20 giorni. Anche la maturazione fisiologica rispetta questa scalarità interessando un periodo che va dalla prima decade di ottobre fino all'ultima decade del mese.
CARATTERISTICHE ED ATTITUDINI COLTURALI
- Vigoria: da buona ad elevata.
- Produzione: medio-buona e regolare.
- Potatura: corta. Nel sistema di allevamento tradizionale si conservano 16-25 gemme per ceppo distribuite su due o tre capi a frutto a cui si aggiunge uno sperone.
- Resistenza alle malattie: sensibile all'oìdio, suscettibile alla muffa grigia negli autunni umidi, mentre buona è la resistenza alla peronospora.
- Posizione del primo germoglio fruttifero: secondo nodo.
- Fertilità potenziale media delle gemme: 1,37.
- Fertilità potenziale delle prime quattro gemme: 0,92.
- Fertilità reale media delle gemme: 0,97.
UTILIZZAZIONE
La Chiavennasca è il vitigno che ha segnato la storia vitivinicola valtellinese e che ancora oggi caratterizza le produzioni dei vini classici a D.O.C. di Valtellina.
L'origine della parola "Chiavennasca" è ancora motivo di contestazione. In passato il termine è stato accostato a Chiavenna ritenendo che il vitigno fosse originario di quella valle e poi successivamente introdotto ìn Valtellina.
Altra tesi vuole che derivi da "ciù venasca" cioè vitigno con più vena e vigore; altri, e 18 sono i più, ne sostengono l'origine legata a Ilciú vinasca" ossia più adatta alla trasformazione in vino.
La Chiavennasca viene considerata una sottovarietà del Nebbíolo (vitigno tipico del Piemonte) la cui culla è da ricercare nell'Albese e nelle Langhe. Nella letteratura agronomica il Nebbiolo si trova citato già alla fine del sec. XIII da parte di Pier De Crescenzi (7) " ... è un'altra spezie d'uva nera, la quale è detta Nubiola (Nebiolus), la quale è dilettevole a manicare, ed è meravigliosamente vinosa, ed ha il granello un poco lungo, e vuol terra grassa e molto letaminata, e teme l'ombre e tosto pullula, e fa vino ottimo e da serbare e potente molto e non deve stare né graspi oltre un dì o due. E questa è molto lodata nella città d’Asti e in quelle parti. " Il termine, etimologicamente, deriva da nebbia, prendendo quindi il nome da una velatura pruinosa molto marcata che riveste l'acino maturo.
Trovasi cenno di questo vitigno anche nell'opera di Gian Battista Croce (6) che nel 1606 riporta: "... Seguono le nere (uve), delle quali dicesi esser la Regina il Nebiol, così forse detto per trasposizione di lettere, come Nobile: poiché fa vino generoso, gagliardo, e dolce ancora, come nel suo loco diremo, quallungamente, e bene si conserva. L'uva è rara, lo graspo, o come noi diciamo, la rappa verde, e i grani rotondi, non però molto grossi."
L'epoca di introduzione del vitigno in Valtellina non è conosciuta, risulta certa la sua diffusa coltivazione già nel XVI secolo.
Così anche la denominazione di "ciuvinasca" già al tempo consolidata nel dialetto locale starebbe a confermare la sua antica presenza (4). "...obligati sintfundum suprascriptum vineatum redimere et plantatum vitibus vulgari sermone appellatis Chiuinasche exceptibus vítibus numero víginti cuiuslibet alterius generis uvarum arbitrio dictorum emphitheoatarum, reservato tamem genere uvarum vulgo nominatarum Bottazzere "... "Fundum predictum laborent seu aptent ut dicitur ad opoli,... et labori s necessarijs s teneant.. vites suis debitis temporibus, ut dícitur sbrattar delle foglie, ut uvae maturare possint.. etfundum manutenere bene plantatum, munitumque palis castaneis.. " vale a dire [ " ... vigna concessa a livello con l'onere di ripristinare a coltura il fondo a regime oppolivo piantando viti dette in dialetto locale "Ciuvinasca", salvo venti piante di altro genere a discrezione dell'investito, con esclusione comunque della varietà detta "Bottagera" e con varie altre prescrizioni, tra le quali quelle di operare la sfogliatura, affinché le uve possano maturare, e di munirle di pali di castagno"].
La Chiavennasca è caratterizzata da un equilibrio vegeto-produttivo che risente molto delle condizioni ambientali (terreno e clima), delle pratiche colturali e delle scelte agronomiche.
E' infatti suscettibile ai freddi e alle piogge primaverili manifestando, in queste condizioni, fenomeni di filatura dell'infiorescenza e colatura dei fiori. Influenza negativa hanno anche le annate particolarmente piovose che possono determinare, con la filatura, alternanze di produzione.
Per ottenere produzioni di eccellente qualità è necessario quindi operare una scelta corretta delle aree di coltivazione, prediligendo quelle zone dove si raggiungono adeguate somme termiche e di luminosità.
Il vitigno è caratterizzato da una notevole variabilità fenotipica che si manifesta con una eterogeneità di caratteri morfologici relativi ai vari organi vegetativi e riproduttivi. Questa ricchezza di caratteri permette di osservare nell'ambito della varietà popolazione locale, gruppi di individui (biotipi) che differiscono tra loro. La sua variabilità fenotipica è sicuramente ascrivibile a numerosi fattori, tra i quali non è da escludere anche una componente genetica.
Già Pietro Ligari (13) nel 1752 descrive tre tipi di Chiavennasca cogliendo da attento artista le diversità morfologiche della foglia e del grappolo. Al riguardo osserva: "Alcuni vogliono che le Chiavennasche così da noi chiamate siano di cinque sorti, ma io tengo l'upinione di non esserne più di tre, cioè una che produce il grappo grande ed alquanto spiccato da l'uno all'altro grapello che sorte dallo stesso sgrazzo e parimenti spiccata ne grani e fa le foglie morbide e quasi rotonde e poco intagliate all'intorno... ".
'La seconda fa grapoli meno grandi, ma alquanto più serrati di grani, con foglie parimenti rotonde e poco intagliate, ma meno feconda della prima, ma di qualità di vino eguale.
La terza si è quella chiamata intagliata per 19 che fa le foglie a guisa di quelle selvatiche e produce grappoli di mezzana grandezza e molto vaga de grani; questa veramente produce il vino migliore...
Anche Heinrich L. Lehmann (12) nel 1797 contraddistingue la Chiavennasca a seconda del diverso grado di incisione del lembo fogliare in: "rossa non intagliata", "rossa mediamente intagliata" e "rossa fortemente intagliata".
Carlo Gerini, Presidente della Commissione Ampelografica della Provincia di Sondrio nel prospetto redatto nel 1882 (documento riportato in appendice), dei Comuni viticoli e dei vitigni coltivati, a questo proposito distingue la Chiavennasca in "comune", "piccola" e "intagliata".
Più recente è la descrizione del vitigno da parte di Alessandro Rota (18) che nel 1910 propone la suddivisione del "Chiavennasco" nei termini di "domestico o chianvennascone", "intaglíato" e "chiavennaschino".
I nostri viticoltori individuano i seguenti tipi di Chiavennasca così denominati: "ciavena~ sca", "ciavenaschin", "ciavenascon" e "ciavenasca intagliata". Un'osservazione opportuna deve essere riportata a riguardo del Chiavennaschino: ritenuto localmente un Nebbiolo, in realtà si tratta di altra varietà nettamente distinta e descritta in seguito.
In considerazione di questa eterogeneità pare opportuno operare la selezione clonale di ceppi portatori di caratteri qualificanti per produzioni enologiche (colore, corpo, estratto e quadro dell'acidità).
Il biotipo di Chiavennasca descritto, portato in rappresentanza della varietà popolazione presenta pregevoli caratteristiche ampelografiche, agronomiche e produttive ed è stato individuato presso un'azienda del tiranese.
Sul territorio sono stati osservati altri biotip meritevoli di attenzione che si differenziano oltre per la morfologia della foglia del grappolo e dell'acino anche per vigoria, produttività e per gli aspetti fenologici.
Tratto da: http://comunechiuro.provincia.so.it/vino/ampelografia2.htm